Nei paesi sviluppati, l’ictus rappresenta una delle principali cause di mortalità nella popolazione adulta. Nell’Unione Europea, infatti, l’incidenza dell’ictus è di circa un milione all’anno. Nonostante la cura e la gestione dei pazienti colpiti da ictus siano notevolmente migliorate negli anni aumentando così la percentuale di sopravvivenza, le conseguenze fisiche e mentali causate dall’ictus sono ancora molto importanti e invalidanti.
Cosa si intende con immagine motoria?
Numerosi autori definiscono la pratica dell’immagine motoria e mentale come uno stato dinamico durante il quale un soggetto simula mentalmente un’azione senza compiere alcun movimento corporeo.

Tradizionalmente utilizzato nello sport per migliorare le prestazioni, attualmente questo tipo di pratica sta diventando una delle principali strategie terapeutiche per il trattamento dei disturbi motori a seguito di lesioni cerebrali o malattie neurologiche. In questo modo, a differenza di altri interventi in cui vengono utilizzati input somatosensoriali per il recupero del controllo motorio, con questa tecnica verrebbero applicati stimoli visivi cognitivi.
Infatti, una delle conseguenze più frequenti ed importanti post ictus è l’emiplegia o emiparesi, il paziente si trova ad avere una parte del corpo priva di mobilità o con mobilità limitata e di conseguenza hanno un importante limitazione funzionale che modifica in modo importante la loro qualità di vita.
Nel corso della storia, sono state sviluppate strategie e/o metodi per il trattamento dei pazienti con l’obiettivo di migliorare la funzione e aumentare la loro indipendenza. Negli ultimi 2 decenni, le tecniche di neuroimaging e la scoperta dei neuroni specchio hanno permesso una più profonda comprensione della funzione cerebrale, che ha permesso l’emergere di nuovi approcci terapeutici come l’osservazione dei pattern di movimento, facilitazione del movimento attraverso gli specchi, uso della realtà virtuale, robotica o l’evocazione mentale del movimento o immagine motoria.
L’allenamento mentale o l’immaginario mentale del movimento consiste nell’evocazione di un gesto o movimento da parte di un soggetto con l’obiettivo di apprenderne, rafforzarne o migliorarne l’esecuzione. Questa attività, come detto sopra, è stata tradizionalmente utilizzata in ambito sportivo, in modo intuitivo, con l’obiettivo di rivedere o consolidare la sequenza di movimenti che compongono un gesto tecnico da eseguire. Esistono 2 modalità di evocazione mentale: quella esterna o visiva, in cui l’individuo si immagina dalla prospettiva di un osservatore esterno, e quella interna o cinestesica, in cui l’individuo immagina le sensazioni di movimento nel proprio corpo.
A cosa serve la neuroimaging?
Negli ultimi anni, grazie a nuove tecniche di neuroimaging, è stato possibile dimostrare che durante l’evocazione mentale di un movimento nella corteccia motoria si producono sequenze di attivazione simili a quelle prodotte durante l’esecuzione del movimento stesso. Questo fatto fornisce una base scientifica per lo sviluppo di una metodologia per l’allenamento dell’immagine motoria in soggetti sani e malati.

Numerosi studi hanno indagato l’efficacia dell’immagine motoria nel favorire il riapprendimento di compiti motori, sia già acquisiti in passato che completamente nuovi.
In uno di questi studi, soggetti affetti da emiplegia cronica hanno mostrato un notevole miglioramento della funzionalità e della mobilità dell’arto superiore colpito grazie alla pratica dell’immagine motoria. Sorprendentemente, i benefici si sono estesi anche all’acquisizione di nuove abilità non eseguite da mesi, segno di un importante trasferimento dell’apprendimento.
Secondo gli autori, questi risultati si spiegano attraverso due meccanismi principali:
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La pratica mentale favorisce l’aumento dell’uso dell’arto paretico;
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Stimola una riorganizzazione cerebrale, attivando nuove aree corticali deputate al controllo motorio.
I partecipanti sottoposti a training mentale hanno ottenuto miglioramenti funzionali statisticamente significativi e una maggiore capacità di trasferire le abilità acquisite ad altri contesti e compiti, inclusi quelli svolti in ambienti reali, spesso imprevedibili e in continua evoluzione.
Ad oggi, la maggior parte delle ricerche sull’immagine motoria si è focalizzata sull’arto superiore, ma sono emerse evidenze promettenti anche nell’ambito della rieducazione dell’andatura.
In particolare, è stato dimostrato che la pratica mentale può migliorare i parametri spazio-temporali della deambulazione, soprattutto se integrata con:
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Circuiti di allenamento task-oriented
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Stimoli acustici ritmici per regolare il passo
Oltre a migliorare la performance motoria, l’immagine motoria sembra anche contribuire a ridurre la paura di cadere, favorendo una ripresa precoce della deambulazione e aumentando così il grado di autonomia funzionale del paziente.
Infine, la pratica mentale dell’immagine motoria si conferma una strategia sicura, a basso costo, e soprattutto replicabile in autonomia dal paziente, una volta adeguatamente istruito dal terapista.
A cura di:
ELISA BIANCHETTI
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- Riabilitazione neurologica
- Reducazione funzionale globale
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- Idrokinesiterapia
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