Nov 29, 2018

Protesi d’Anca: Intervento e Riabilitazione

COS’È L’ANCA?

L’anca è l’articolazione che collega il bacino con l’arto inferiore ed è formata dall’acetabolo, una concavità dell’osso iliaco, e dalla testa del femore. Queste strutture sono rivestite di cartilagine, importante come cuscinetto per attutire i carichi, e permetterne lo scorrimento fluido di una con l’altra. La sua funzione principale è di sostenere il peso della parte superiore del corpo mentre camminiamo, corriamo e ci pieghiamo.

COSA PROVOCA DOLORE ALL’ANCA?

Esistono diverse cause che possono causare il dolore all’anca. La più comune è l’artrosi (coxartrosi) che si crea in seguito alla degenerazione della cartilagine presente sulla testa del femore e nell’acetabolo.

Illustrazione anatomica dell’articolazione dell’anca vista lateralmente, con etichette su bacino, acetabolo, labbro acetabolare, testa femorale, collo femorale e femore

I sintomi sono solitamente ben riconoscibili. Il dolore è diffuso e va dalla zona inguinale all’area anteriore-interna della coscia e a volte anche fino al ginocchio. Nelle prime fasi il dolore viene percepito solo durante movimenti che caricano sull’articolazione portando ad una riduzione sempre maggiore della mobilità articolare, fino ad arrivare a sentirlo anche da seduti e a letto.

I movimenti che vengono principalmente compromessi sono: la scesa delle scale, infilarsi le scarpe, accavallare le gambe, alzarsi dal water fino anche al semplice camminare. Tutto questo porta a una zoppia sempre più marcata andando a perdere l’efficienza muscolare, e creando scompensi per sentire meno dolore e riuscire a svolgere i movimenti problematici.

Le persone frequentemente più coinvolte sono donne e uomini sopra i 60 anni e pazienti sovrappeso. Ci sono alcuni fattori aggravanti e che possono portare a una problematica precoce come svolgere un’attività lavorativa usurante, avere atteggiamenti posturali non corretti durante le attività quotidiane, e l’insorgenza di osteoporosi.

QUALI SONO LE VISITE E GLI ESAMI NECESSARI?

È importante fare una visita con un ortopedico specializzato nell’arto inferiore, che sarà in grado di diagnosticare tempestivamente l’artrosi dell’anca, fattore molto importante per evitare di arrivare ad una completa degenerazione della cartilagine con conseguente consumazione e deformazione della testa del femore ed acetabolo.

La diagnosi clinica è radiografica. Con la lastra è possibile vedere l’alterazione del profilo scheletrico osseo e verificare la presenza di malformazioni e danni articolari. Valutata questa e abbinata ad una valutazione manuale tramite test specifici, l’ortopedico decide se è opportuno ricorrere all’intervento chirurgico di protesi oppure se è possibile migliorare la situazione con l’aiuto di un fisioterapista specializzato in fisioterapia conservativa nell’artrosi dell’anca.

Ci sono diversi motivi per cui lo specialista ti può consigliare l’intervento chirurgico di protesi d’anca:

  • dolore intenso che limita in maniera invalidante le attività quotidiane come camminare e piegarsi
  • dolore costante anche a riposo sia durante il giorno che di notte
  • l’anca è talmente bloccata da impedire di alzare la gamba e di spostarsi
  • il dolore è resistente ai farmaci
  • la fisioterapia conservativa non riesce né a diminuire il dolore né migliorare il movimento della gamba.
Radiografia dell’articolazione dell’anca con evidenza di coxartrosi, indicata da una freccia blu sulla testa del femore

QUALI SONO I VANTAGGI DELL’INTERVENTO CHIRURGICO DI PROTESI D’ANCA?

L’intervento di protesi d’anca consente un rapido ritorno alla vita normale grazie alla scomparsa del dolore e al recupero della funzionalità della gamba. Finito il percorso fisioterapico di recupero si sarà in grado di svolgere tranquillamente tutte le attività quotidiane e sarà possibile, con cautela, praticare attività sportiva.

Componenti metalliche di una protesi d’anca: cupola acetabolare, testa femorale e stelo protesico, utilizzati nell’intervento chirurgico di sostituzione dell’articolazione.

La protesi dell’anca è un’articolazione artificiale in grado di assolvere ai medesimi compiti della naturale e viene impiantata chirurgicamente dall’ortopedico specialista. Durante l’intervento avviene la  sostituzione totale dell’articolazione, sia l’osso che la cartilagine degenerati vengono rimossi e sostituiti con le opportune componenti protesiche. La testa del femore viene tolta e sostituita con uno stelo metallico inserito nel centro del femore sulla cui parte superiore è posizionata una testina in metallo o ceramica. L’acetabolo viene sostituito con una componente metallica fissato a volte con delle viti per aumentare la tenuta.

La durata della protesi dipende da una serie di variabili:

  • un uso corretto della protesi nei movimenti giornalieri
  • sovraccarico eccessivo della protesi con lavori pesanti e sport estremi
  • mantenimento della forza e della mobilità articolare con esercizio
  • controlli periodici dal fisioterapista ed ortopedico
  • sovrappeso
  • qualità dell’osso.

Se rispettati questi accorgimenti il 90% delle protesi supera tranquillamente i 10 anni fino ad arrivare anche a 20 anni.

Render anatomico dell’articolazione dell’anca con protesi impiantata, che mostra lo stelo femorale metallico e la cupola acetabolare inseriti nell’osso pelvico

QUALI SONO I MOVIMENTI E LE POSIZIONI DEVI EVITARE DOPO L’INTERVENTO?

Per prevenire la lussazione della protesi e assicurare quindi un corretto recupero, per le prime sei settimane dopo l’intervento chirurgico è necessario e altamente consigliato curare ogni piccolo dettaglio per evitare di incorrere in movimenti e posizioni rischiose per la nuova anca. È fondamentale avvalersi di un fisioterapista specializzato che educhi sulle cose da fare e non fare per salvaguardarsi nel primo periodo post-operatorio, che è il momento più delicato.

Ecco un elenco di movimenti da evitare:

  • mai piegare l’anca più di 90°
  • mai accovacciarsi a prendere oggetti in basso
  • mai ruotare l’anca operata all’interno facendo perno per girarsi, ma girarsi facendo piccoli passi
  • utilizzare sedie alte e stabili ed evitare quelle basse e con cuscini morbidi
  • non piegare mai il tronco in avanti da seduti ed usare sedie con braccioli per aiutarsi ad alzarsi e sedersi dalla sedia
  • non incrociare mai le gambe da seduti
  • non sollevare pesi

Ecco, invece, i consigli degli esperti:

  • usare il calzascarpe
  • utilizzare il rialzo per water e bidet
  • dormire supino o sul fianco sano per evitare di comprimere sulla ferita e sempre con un cuscino tra le ginocchia per non ruotare l’arto operato all’interno

QUALI SONO I CAMPANELLI D’ALLARME A CUI PRESTARE ATTENZIONE NELLA DELICATA FASE DI RECUPERO?

Durante le prime 2/3 settimane post-operatorie è opportune prestare attenzione a quattro segni:

  • rossore,calore e gonfiore in corrispondenza della ferita
  • febbre duratura e resistente ai farmaci
  • aumento progressivo del dolore anche notturno
  • dolore al polpaccio con gonfiore, rossore e calore diffuso fino al piede.

In presenza di questi sintomi è necessario rivolgersi velocemente al proprio medico curante.

Dopo l’intervento si cammina da subito con l’utilizzo di due stampelle che verranno gradualmente abbandonate, con opportuna cautela, nell’arco di 4/6 settimane.

È fondamentale però essere seguiti da un fisioterapista specializzato che pianificherà un lavoro di recupero personalizzato rispettando i tempi di guarigione e valutando in corso d’opera i miglioramenti.

COME SI SVOLGE E QUANTO DURA LA FISIOTERAPIA POST-OPERATORIA?

Il ruolo della fisioterapia è fondamentale in questa fase ed è quindi molto importante scegliere un fisioterapista specializzato nel recupero post-operatorio di protesi d’anca.

Il fisioterapista entra in azione subito dai primi momenti dopo l’intervento, iniziando a mobilizzare l’arto e a fare qualche semplice esercizio, arrivando a riprendere già durante il ricovero la capacità di camminare con le stampelle e di salire e scendere le scale.

Dimessi dall’ospedale è fondamentale continuare la fisioterapia in un centro specializzato o eventualmente, se impossibilitati a spostarsi, contattare un fisioterapista esperto nella riabilitazione domiciliare.

Un percorso riabilitativo effettuato da un fisioterapista altamente specializzato è specifico e programmato sulle caratteristiche ed esigenze della persona. Questo permette di recuperare in modo più rapido ed efficiente le attività normali della vita quotidiana.

Fisioterapista esegue esercizio di mobilizzazione passiva della gamba su un paziente sdraiato, durante una sessione di riabilitazione in ambiente domiciliare o specializzato

Il primo obbiettivo del percorso riabilitativo è la riduzione del dolore  e il recupero dell’articolarità attraverso mobilizzazioni passive e attive, e l’esecuzione di esercizi calibrati alle possibilità della persona.

Con il ridursi del dolore e il miglioramento dell’articolarità si inizia a stimolare maggiormente il recupero della forza muscolare con esercizi via via più intensi e specifici che favoriscano il controllo della stazione eretta e della deambulazione .

Recuperata la forza e la deambulazione senza stampelle, vengono inseriti dal fisioterapista esercizi globali per migliorare gli schemi motori e il controllo dell’equilibrio.

Qualche dolore durante l’attività così come di notte è comune per i primi mesi dopo l’intervento chirurgico, ma solitamente la persona riprende la vita quotidiana dopo un periodo dall’intervento che varia dalle 6 alle 8 settimane.

La fase riabilitativa sarà accompagnata da opportuni test di controllo effettuati che in equipe valuteranno l’effettivo recupero funzionale.

A cura di:

LUCA LOMBARDI FT, SPT, M.Sc.

  • Specializzato nel trattamento delle problematiche nello Sport
  • Specializzato in tecniche di massaggio sportivo
  • Specializzato in Terapia Manuale delle problematiche muscoloscheletriche
  • Specializzato in Terapia Manuale nelle lombalgie

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Fotografia professionale di Luca Lombardi con divisa blu di Polo Salute Versilia